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I contratti di innovazione tecnologica hanno ad oggetto progetti di rilevanti dimensioni, in grado di accrescere il patrimonio tecnologico del paese attraverso lo sviluppo di tecnologie di processo o di prodotto capaci di determinare un salto competitivo rispetto alle produzioni attuali di imprese operanti su mercati di significativa dimensione mondiale.
Tali progetti, inoltre, devono perseguire un valore aggiunto in termini di miglioramento del livello di vita dei cittadini, dal punto di vista della qualità della vita, della sicurezza, della salute o di altre utilità sociali, dell'ambiente, del paesaggio, della fruizione dei beni culturali.
I progetti sono composti da uno o più programmi di sviluppo sperimentale, fra di loro collegati funzionalmente.
L'importo dei costi ammissibili non può essere inferiore ai 10milioni di euro.
I contratti vengono stipulati ad esito di una procedura negoziale e possono prevedere la partecipazione di altre amministrazioni centrali e locali, università e istituti di ricerca.
Il decreto del Ministro dello Sviluppo Economico fissa un iter dettagliato e tempi molto stretti per l’attivazione di un “contratto di innovazione”. In sostanza le imprese e gli enti di ricerca sottoscrivono un accordo con la controparte pubblica; lo stanziamento avverrà attraverso una combinazione di prestito agevolato e contributo diretto alla spesa; passeranno solo 4 mesi dalla presentazione del progetto di massima all’ approvazione del piano definitivo.
Il finanziamento pubblico sarà affiancato da un finanziamento
bancario ordinario a tasso di mercato, a garanzia della validità dell’investimento proposto dalle imprese.
Il finanziamento pubblico agevolato potrà arrivare a coprire fino all’80% dei costi, mentre nelle regioni del Mezzogiorno il contributo diretto alla spesa potrà arrivare fino 40% per le piccole imprese e per gli organismi di ricerca, al 30% per le medie imprese e al 20% per quelle grandi. La combinazione specifica di modalità e intensità
agevolative verrà definita per ciascun progetto durante la fase negoziale. Nelle regioni del Mezzogiorno potrà essere utilizzata anche la sola modalità del contributo diretto alla spesa.
Per il finanziamento pubblico agevolato si potrà contare su una prima dote di risorse finanziarie pari a 1 miliardo di euro, a valere sul fondo rotativo per il sostegno alle imprese e gli investimenti in ricerca costituito presso la Cassa Depositi e Prestiti.
Altre risorse saranno messe a disposizione del Mezzogiorno con una più significativa incidenza di risorse riservate ai contributi diretti alla spesa.